Hakuna matata

Quando penso all’Africa ho un sacco di pensieri per la testa e non so da dove cominciare. E’ una terra sorprendente: come la parte più bella di te, nascosta dentro, nel profondo, che probabilmente non sai nemmeno di avere, e che poi all’improvviso scoppia fuori ed è una felicità incontenibile. Prima di partire ho passato notti insonni, trepidante ed emozionata, come una bambina sul punto di ricevere il regalo più bello. L’arrivo in aeroporto a Zanzibar non è stato dei migliori: una volta scesi dall’aereo, siamo stati letteralmente sbattuti in un’enorme stanza per ore,  per controlli e ripetute pesate di tutti i nostri bagagli, nell’attesa di prendere un aereo da turismo che ci avrebbe portato all’aeroporto di Arusha dove ci aspettavano le nostre guide. Ci sono volute  3 ore di macchina prima di arrivare al resort. Ricordo di essere crollata in jeep, tale era la stanchezza e che quando ho riaperto gli occhi, ho assistito al mio primo tramonto africano: il più bello che io abbia mai visto. C’è voluta un’intera giornata prima di arrivare a destinazione ma quel tramonto mi ha ripagato di tutto. E’ così che è iniziata la mia esperienza africana, con gli occhi innamorati e una felicità nuova. La prima parte del nostro viaggio ci ha visti partecipi di un safari nel parco di Ngorongoro, un’area naturale protetta, nella quale c’è una concentrazione di fauna incredibile. Le tribù Masai hanno diritto di pascolo ed è possibile incontrarle anche all’interno del parco, oltre che fuori. E’ bellissimo vederli agghindati nei loro monili e abiti colorati. La seconda parte del viaggio, più breve, l’abbiamo trascorsa a Zanzibar in un resort fantastico, all’insegna di sole, mare e ottimo cibo. Ricordo con piacere la nostra simpaticissima guida e le parole che usava ripeterci di continuo: “Hakuna matata”, che tradotte dalla lingua swahili significano “senza pensieri”. E’ questo il bello del popolo africano: nonostante le molte privazioni, con un sorriso enorme ti guarda e dice “non ci sono problemi”. Penso spesso a questa mia esperienza con gioia e nostalgia. Ora so cos’è il mal d’Africa.

Hakuna matata!

Laura Pellegrino

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  1. Daniela Romano ha detto:

    Serve piangere molte lacrime per capire quanto grande e profondo sia il legame verso una terra che è in grado di toglierti il respiro. E’ necessario perdersi e ritrovarsi, e camminare tanto fino a lasciare che solo i pensieri migliori occupino la mente. Il silenzio deve attraversare il corpo per sentire ogni singolo battito del cuore spiegare cosa può essere accaduto laggiù, in quella terra lontana. Lì dove le nuvole insegnano la via, dove le stelle indicano la strada ed i sorrisi dei bambini ti fanno sentire viva…
    Mentre ti ascolti ti ritrovi fragile, ti senti piccola, non riesci a sostenerti perchè il peso ti schiaccia e non ti lascia decidere…
    No, non potrai più scegliere perchè l’unico modo che avrai per resistere ad un dolore così grande sarà tornare indietro e ti accorgerai di non avere scelta se non quella di riprendere le forze, di rimettere insieme i pezzi e di partire ancora verso quell’unica strada senza mai più voltarti indietro.
    Ed ecco che allora capirai quanto profondo e radicato sia quel mal d’Africa di cui tutti parlano, quel senso di profonda inquietudine che ti ha sconvolto la vita. E forse il tempo aiuta a rimarginare le ferite, ma non è quella una cicatrice che mai potrà formarsi, perchè chi scava a fondo nel cuore lascia un segno indelebile, troppo difficile da rimarginare, e no non c’è cura, se non tornare laggiù dove fatica a sorgere il sole…

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